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Illorai, Necropoli di Molia
Tipologia: Necropoli  
Informazioni
Indirizzo: 07010 Illorai

Il contesto ambientale
Le sepolture sono ubicate lungo il declivio di una collina di tufo, nel Goceano, regione della Sardegna centro-settentrionale.  

Descrizione
La necropoli è inserita in un contesto  archeologico più ampio che comprende un villaggio di capanne in muratura  a secco e fortificato – situato a poche centinaia di metri - e un  circolo megalitico (diametro m 3,00) distante circa 600 m.  
Il complesso funerario comprende nove domus de janas con sviluppi  planimetrici variamente articolati. La tomba I è pluricellulare e conta  undici celle successive. È costituita da un "dromos" - con orientamento a  SE (lungh. m 24) - che immette in un'anticella a pianta semicircolare  di notevoli dimensioni (diametro m 10,50); l'ambiente presenta pareti e  pavimento dipinti di rosso. Dalla cella successiva si accede -  attraverso tre ingressi distinti - ad altre 9 celle di minori  dimensioni, tutte a pianta quadrangolare; da evidenziare la presenza di  un bancone funerario e di una nicchia. La tomba IV, ubicata al di sotto  del cavalcavia, è pluricellulare e con ambienti coassiali; mostra un  "dromos" orientato ad E, che immette in un'anticella semicircolare.  Dalla cella successiva a pianta quadrangolare si accede ad una cella di  maggiori dimensioni.  
Della tomba V, è difficile stabilire con esattezza quale fosse in  origine lo sviluppo planimetrico: la sepoltura è stata infatti  danneggiata da lavori di sbancamento. Tuttavia, è possibile ancora  individuare un ampio "dromos", orientato a SE, dal quale si accedeva  all'anticella a pianta semicircolare e ad una cella maggiore di forma  quadrangolare. L'ambiente era corredato da altri tre vani sussidiari. La  tomba VI presenta un "dromos" e due celle successive, una a pianta  quadrangolare, l'altra non definibile in pianta poiché quasi totalmente  distrutta. La tomba VII presenta pianta pluricellulare e vani  particolarmente rifiniti e decorati con elementi architettonici. Dal  "dromos" e dalla successiva anticella – di forma non determinabile – si  accede in altri 15 vani sussidiari, a pianta rettangolare o  quadrangolare, distribuiti in modo armonico ed equilibrato.  
Le pareti dei vani presentano, inoltre, elementi architettonici  decorativi - come architravi realizzati a rilievo piatto, lesene,  numerosi banconi funerari risparmiati nella roccia, portelli achitravati  e doppie cornici - e tracce di colorazione rossa alle pareti e sul  pavimento.  
La tomba VIII ha uno sviluppo planimetrico pluricellulare, con  almeno 12 ambienti disposti in modo irregolare. L'ultimo ipogeo, la  tomba IX, quasi totalmente distrutto, presenta un impianto  pluricellulare, con 10 vani a pianta quadrangolare.  
Le domus si datano tra il Neolitico finale (cultura di Ozieri, 3200-2800 a.C.) e l'Eneolitico.  

Servizi
Non sono presenti servizi.

Storia degli scavi
Le tombe furono scoperte nel 1976, a  seguito dei lavori di sbancamento per la costruzione della strada  Ottana-Cantoniera Iscra. Seguirono due campagne di scavo, ad opera di  Giuseppa Tanda, nel 1976 e nel 1977-78.  

Bibliografia
G. Tanda, "Notiziario", in Rivista di Scienze Preistoriche, 1977, pp. 360-366;
G. Tanda, "Alcune considerazioni sul sito archeologico di Molia-lllora (SS)", in Quaderni Bolotanesi, 6, 1980, pp. 63-77;  
G. Tanda, "Analisi chimico-mineralogiche di un campione di parete dipinta della domus de janas I di Molia-Illorai", in Rivista di Scienze Preistoriche, XXXVI, 1-2, 1981, pp. 291-300;
G. Tanda, "Illorai (Sassari). Loc. Molia", in I Sardi, La Sardegna dal Paleolitico all'età romana, a cura di E. Anati, Milano, Jaca Book, 1984, pp. 275-277;  
G.M. Demartis, "Alcune osservazioni sulle domus de janas riproducenti il tetto della casa dei vivi", in Nuovo Bullettino Archeologico Sardo, 1, 1984, pp. 9, 17;  
G. Tanda-A. Mura-G. Pittui, "Itinerario n. 1 – Illorai, necropoli a domus de janas di Molia", in Goceano. I segni del passato, catalogo alla mostra, Sassari, Chiarella, 1992, pp. 109-113.

Come arrivare
Si esce da Illorai in direzione di  Nuoro, sino ad incontrare la Provinciale n. 153; ci si immette in  direzione Sud, verso Ottana. Dopo aver incrociato la Statale 129, da  Macomer a Nuoro, si prosegue ancora in direzione Ottana per circa 2,5  km, sino a rasentare l'area dove è scavata la necropoli.

Tratto da Sardegna Cultura
 
Necropoli di Molia
L'itinerario è incentrato sulla necropoli di Molia  Nell'area circostan­te, infatti, a 600 m circa in direzione Est, è stato  individuato solo un altro monu­mento di difficile classificazione: un "circolo"  megalitico del diametro di circa 30 m, situato alla base di un costone tufaceo.
La necropoli, scoperta nel 1976 durante i lavori di  costruzione della stra­da Benetutti-Borore, comprende nove ipogei in forte  degrado, scavati nel lieve declivio di una collina di tufo.
Due di questi ipogei, il I ed il VII, possono  essere considerati come tra i più articolati e vasti ipogei non solo della  Sardegna ma anche del Mediterraneo. Trovano puntuali affinità con il ben noto  ipogeo di Hal Saflieni a Malta.
La tomba I è costituita da un "drornos" o corridoio a cielo aperto, da  un'anticella semicircolare e da almeno undici celle successive. Del dromos sono  state individuate le tracce per una lunghezza di m 24, una larghezza media di m  4 ed un'altezza di m 0,60. L'anticella, di forma semicircolare, misura m 10,50 di diametro e rivela tracce cospi­cue di uno strato  di malta dipinto di rosso-ocra e di grigio. Alcuni cam­pioni d'intonaco sono  stati sottoposti ad analisi.
La tomba VII si distingue per la raffinata esecuzione, per la presen­za di  numerosi elementi architettonici come lesene, architravi, banconi e per la  colorazione in rosso presente in tre vani.
L'esame dell'abbondante e ricco materiale archeologico restituito dagli scavi  condoni in diverse campagne Tanda 1976-77, 1982 e 1983> rivela che la necropoli  è stata utilizzata a cominciare dalla fine 4e1 IV millennio a. C., con la  cultura di Ozieri e successivamente durante le culture di Filigosa, Alealzu,  Campaniforme, Monte Claro e Bonnanaro, fino all'età. punica e romana.
Gli scavi della tomba I hanno anche restituito numerosi campioni paleobotanici,  che sono stati analizzati.
Appresso è riportata la sintesi dei risultati delle analisi dei reperti  paleobotanici e dell'intonaco.
Indagine ininemiogica
Lo studio mineralogico del campione è stato finalizzato alla deter­minazione  della composizione dell'intonaco, prendendo come termine di paragone la. roccia  sulla quale era stato applicato l'intonaco stesso. Ciò ha permesso di arrivare  alla classificazione litologica della roccia e di stabilire la natura  dell'impasto costituente l'intonaco e la sua prove­nienza.
I metodi comunemente usati per il riconoscimento e la classificazio­ne dei  minerali sono stati applicati al campione dopo averlo tagliato e ridotto in  sezioni sottili. Tali sezioni sono state esaminate al microsco­pio mineralogico  a luce trasmessa.
Il campione è risultato essere costituito da seguenti strati:
A roccia;
B impasto a matrice grossolana;
C impasto a  matrice più minuta;
D pigmento  rosso.
I dati ricavati dallo studio delle sezioni rivelano clic lo strato A, per  le sue caratteristiche mineralogiche e. modali, può essere classificato come  appartenente ad un tufo riolitico o riodacitico. Gli strati li e C, essendo  composti da associazioni mineralogiche coincidenti con lo stra­to A ma  con struttura pavimentosa e orientazione a caso dei cristalli, sono  presumibilmente derivanti dalla macinazione e trasformazione di roccia tufacea  dalle caratteristiche simili a quella sottostante.
Pertanto appare ragionevole affermare che il materiale utilizzato per fare  l'intonaco della domus campione è di origine locale.
Indagine chimica
Le analisi chimiche eseguite su cinque campioni tendevano ad accertare:
1.    la composizione e la provenienza dei materiali  utilizzati per la prepa­razione dei diversi strati d'intonaco;
2.    la composizione dello strato pittorico.
Per tale scopo sono state utilizzate diverse tecniche strumentali e
precisamente, per  le indagini sull'intonaco:
- analisi  speflrografka
- diffrazione di  raggi X
- analisi  termogravimetrica
- analisi termica  differenziale
- spettroscopia  infrarosso
Per l'analisi dell'intonaco sono stati esaminati cinque campioni:
1.    intonaco superficiale (strato sottile)
2.    intonaco
3.    roccia (parete di supporto)
4.    roccia degradata
5.    argilla
Le analisi spettrografiche mostrano che, per gli elementi principali, i campioni  1-3 <sui rimanenti non è stata finora eseguita), hanno la stes­sa composizione  qualitativa.
Le analisi per diffrazione di raggi X indicano che nei campioni I 3, sono  presenti gli stessi componenti cristallini sebbene in proporzioni diverse nel  campione 3 rispetto ai campioni I e 2.
Le analisi termogravimetrica e termica differenziale mostrano per i campioni i e  2 una piccola e costante perclita in peso senza mostrare
alcuna  trasformazione tale da far pensare alla presenza di carbonati di calcio.
In base a questi datti si può ritenere che i due strati d'intonaco siano stati  realizzati con lo stesso materiale e che non sia stata usata calce come legante.
Gli spettri IR eseguiti sui campioni 2-5 vengono confrontati con lo spettro di  una calce-bentonite. Dalla comparazione delle zone caratteri­stiche si può  ritenere che:
1.    l'intonaco sia costituito da un'argilla di tipo  bentonitico cui è stato aggiunto altro materiale per rendere l'argilla più  lavorabile;
2.    l'argilla usata potrebbe provenire dalla  trasformazione della stessa roccia in cui è stato scavato l'ipogeo.
Dall'osservazione al microscopio si rileva che lo strato pittorico è costituito  da un unico strato di pigmento rosso applicato sull'intonaco.
In base ai dati dell'analisi spettrografica e dello spettro infrarosso tale  strato risulta essere formato da ossidi di ferro e silicati comunemente definiti ocra rossa.
Analisi paleobotaizica
Le analisi dei circa 400 campioni restituiti dagli scavi sono state condotte  presso i laboratori:.dél Dipartimento di Biologia Vegetale dell'università "La  Sapienza" di Roma e presentate da L. Sadori - G. Tanda - M. Follieri al  Congresso della Società Italiana di Botanica del
1989.
I macrofossili vegetali, legni e. cariossidi carbonizzati, erano indugi in  sedimento concrezionato proveniente dalla terra di scavo.
I frammenti di legno carbonizzato sono attribuibifi a Quercus iter e ALntw sp.
Sono state identificate cariossidi di Triticitin acstivi.£,n/dttrutn e Hordetetn Sp.
Tutti i reperti paleobotanici provengono dall'antic ella della tomba e sono  stati rinvenuti vicino a frammenti di vasi riferibili a corredi funerari di  cultura Ozieri (Neoliticò recente, 3200-2500 a.C.).
Di Cristoforo Puddu ( Sabato 10 Gennaio 2015)
Sono ripresi gli scavi nella necropoli prenuragica di Illorai.
L’eccezionale e casuale scoperta di una necropoli in regione Molia  nel territorio di Illorai (SS), nel 1976, durante i lavori di  sbancamento di una collinetta tufacea per la realizzazione della strada  Ottana-Iscra-Benetutti ( SP 153 Borore-Olbia), riconducibile al periodo  prenuragico di San Michele d’Ozieri, permette di attestare la presenza  dell’uomo nel territorio sud-orientale del centro goceanino a partire  dal Neolitico Recente (3800-2900 a.C.).
All’epoca, nel 1976 e nel 1977-1978, furono effettuate due distinte e modeste campagne di scavi per conto  della Soprintendenza ai Beni Archeologici per le province di Sassari e  Nuoro che rivelarono delle tombe uniche nel loro genere in Sardegna, con  dromos, cioè corridoio, realizzate con tecnica perfetta e ottime linee architettoniche. Pareti, soffitti e pavimentazione delle domus, sono estesamente tinteggiati con un’ocra rosso brillante.
Vi  sono stati ritrovati vasellami, frammenti di ceramiche, di macine e  corredo funerario costituito da utensili fittili. La necropoli di Molia a richiama a confronto i noti monumenti maltesi di Taxin e Al Saflieni.
Interessanti,  negli anni, gli scritti e qualificati contributi della nota archeologa  Giuseppa Tanda (si vedano, tra gli altri, le considerazioni sul sito  archeologico di Molia nella pubblicazione dei Quaderni bolotanesi n.6, 1980) e le preziose note contenute nella tesi di laurea della giovane archeologa illoraese Sara Mameli che hanno tenuto vivo l’interesse verso le domus de janas di Molia.
Ora,  a distanza di oltre trentacinque anni dagli ultimi scavi sono ripresi i  lavori, sul finire del 2014, e per il biennio 2015-2016 sono  programmate ulteriori indagini archeologiche. Le campagne di scavo,  sotto la direzione scientifica della professoressa Tanda, sono    fortemente volute dal Dipartimento di Storia, Beni Culturali e  Territorio dell’Università degli Studi di Cagliari e dal Comune di  Illorai.
L’amministrazione locale, con nuove  scoperte, auspica di poter consolidare il già ricco patrimonio  archeologico composto per l’età nuragica da ben 27 nuraghi monotorre e  complessi, localizzati principalmente nel settore territoriale montano  nord-occidentale, e per il periodo giudicale dal caratterizzante ed  importante monumento di Pont’Etzu sul fiume Tirso, del secolo XIV e tradizionalmente attribuito ad Eleonora d’Arborea.

Questa pagina è stata realizzata da    Giambattista Attene senza alcun contributo statale, regionale provinciale o    comunale
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Illorai, 22.02.2000 - ultimo agg.    febbraio 2020 Tutti    i diritti sono riservati   
  
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