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Libro su Illorai. Lopera monografica del sacerdote Gavino Leone, uno sguardo al passato della storia di Illorai. (Ed. Torchietto, Ozieri, 2021) | Logudorolive è in rete. Dopo una lunga serie di adempimenti burocratici, il primo giornale online della città di Ozieri da qualche giorno sta muovendo i suoi passi digitali tra le contrade del Logudoro e Goceano. | Elaborazioni statistiche grafiche e tabellari per l'analisi e l'interpretazione dei fenomeni demografici, economici e sociali di Illorai. Elaborazioni su dati ISTAT. | ||
I nomi dei rioni presenti nel comune di Illorai risalenti alla meta del XIX secolo, tratti dal "Sommarione" depositato nell’Archivio di Stato di Sassari. |
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Pont'Ezzu (Ponte del Diavolo) |
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Laghetto S'Ena Manna |
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Piazza e Funtana |
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Sorgente Su Carente |
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Nuraghe Luche |
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Illorai di notte |
Chiesa nuova Luche |
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Murales Illorai |
Vecchia Chiesa Luche |
La necropoli di Molia è inserita in un contesto archeologico più ampio che comprende un villaggio di capanne in muratura a secco e fortificato – situato a poche centinaia di metri - e un circolo megalitico (diametro m 3,00) distante circa 600 m. Il complesso funerario comprende nove domus de janas con sviluppi planimetrici variamente articolati. La tomba I è pluricellulare e conta undici celle successive. È costituita da un "dromos" - con orientamento a SE (lungh. m 24) - che immette in un'anticella a pianta semicircolare di notevoli dimensioni (diametro m 10,50); l'ambiente presenta pareti e pavimento dipinti di rosso. Dalla cella successiva si accede - attraverso tre ingressi distinti - ad altre 9 celle di minori dimensioni, tutte a pianta quadrangolare; da evidenziare la presenza di un bancone funerario e di una nicchia. La tomba IV, ubicata al di sotto del cavalcavia, è pluricellulare e con ambienti coassiali; mostra un "dromos" orientato ad E, che immette in un'anticella semicircolare. Dalla cella successiva a pianta quadrangolare si accede ad una cella di maggiori dimensioni. | ||
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Della tomba V, è difficile stabilire con esattezza quale fosse in origine lo sviluppo planimetrico: la sepoltura è stata infatti danneggiata da lavori di sbancamento. Tuttavia, è possibile ancora individuare un ampio "dromos", orientato a SE, dal quale si accedeva all'anticella a pianta semicircolare e ad una cella maggiore di forma quadrangolare. L'ambiente era corredato da altri tre vani sussidiari. La tomba VI presenta un "dromos" e due celle successive, una a pianta quadrangolare, l'altra non definibile in pianta poiché quasi totalmente distrutta. La tomba VII presenta pianta pluricellulare e vani particolarmente rifiniti e decorati con elementi architettonici. Dal "dromos" e dalla successiva anticella – di forma non determinabile – si accede in altri 15 vani sussidiari, a pianta rettangolare o quadrangolare, distribuiti in modo armonico ed equilibrato. Le pareti dei vani presentano, inoltre, elementi architettonici decorativi - come architravi realizzati a rilievo piatto, lesene, numerosi banconi funerari risparmiati nella roccia, portelli achitravati e doppie cornici - e tracce di colorazione rossa alle pareti e sul pavimento. La tomba VIII ha uno sviluppo planimetrico pluricellulare, con almeno 12 ambienti disposti in modo irregolare. L'ultimo ipogeo, la tomba IX, quasi totalmente distrutto, presenta un impianto pluricellulare, con 10 vani a pianta quadrangolare. Le domus si datano tra il Neolitico finale (cultura di Ozieri, 3200-2800 a.C.) e l'Eneolitico. |
![]() | DAMIANO FILIA Damiano Filia nacque in Illorai il 4.11.1878 da Giuseppe e Maddalena Carta. Trascorse la sua infanzia presso lo zio, canonico Damiano Masala, parroco prima della Cattedrale di Ozieri, poi di Bono e infine priore di Bonarcado. E’ proprio nel rapporto con lo zio, che gli fu sempre di modello nella vita, da ricercare la radice della sua vocazione umana e cristiana; fu, infatti, questo sacerdote che gli inculcò l’amore alla Chiesa e alla Sardegna. Compì gli studi nei seminari di Oristano e di Sassari, ove conseguì la laurea in Teologia. Il 19.9.1903 fu ordinato sacerdote. Nel 1907 conseguì la seconda laurea in Diritto Canonico e Civile all’Apollinare di Roma. Nel 1908 divenne canonico del Capitolo turritano; in seguito, fu il primo parroco della chiesa urbana di San Giuseppe. Con l'avvocato Zirolia e Padre Manzella fondò il settimanale cattolico “Libertà”, di cui fu Direttore. Il 4.6.1933 fu nominato dall’arcivescovo Mazzotti Vicario Generale di Sassari, carica che tenne fino alla sua morte, avvenuta il 22.5.1956. | |
Uno dei più apprezzati giornalisti sardi, Aldo Cesaraccio, scrisse alcuni anni fa un giudizio sintetico sul Filia, quanto mai significativo: “Damiano Filia fu uno dei più vigorosi cervelli della Sardegna a cavallo dei due secoli, come studioso, storico, scrittore ed oratore sacro” (Nuova Sardegna del 22.5.1976). Raimondo Bonu nel suo secondo volume di Scrittori Sardi elenca ben cinquanta titoli di pubblicazioni varie scritte dal Filia. La sua prima opera, appena ventiquatrenne, fu Nel Goceano (1902). Seguirono: Letteratura mariana in Sardegna (1904); Cultura religiosa e pensiero moderno (1907); La Chiesa di Sassari nel secolo XVI e un vescovo della riforma (1910); Ricordi costantiniani in Sardegna (1913); Echi giobertiani in Sardegna (1922); La riforma francescana in Sardegna (1931); Il laudario lirico quattrocentista e la vita religiosa dei disciplinati bianchi di Sassari (1932); La Corsica e il Pontificato Romano (1940); Sorso, perla della Romangia (1950); Incontro di Sant’Ignazio con Sassari (1956). Ma il nome di Damiano Filia, ampiamente citato dagli studiosi di tutte le tendenze, è particolarmente legato alla storia della Chiesa Sarda per la sua opera fondamentale La Sardegna cristiana, in tre volumi, pubblicati rispettivamente nel 1909, 1913 e 1929. L’opera ebbe subito vari elogi, espressi da persone qualificatissime, come quello dello storico Solmi che riconobbe al Filia: “ottime doti di erudito e di storico”. Il primo volume inizia narrando l’introduzione del cristianesimo in Sardegna, ove sfronda leggende prive di fondamento storico, ed arriva fino al periodo di Innocenzo ||| (1161-1216). Il secondo volume, che studia la storia della Chiesa Sarda dal 1200 al 1700, mette in evidenza la triste situazione in cui versa l’isola sotto la dominazione spagnola. Infine, il terzo volume, dal 1723, allorché l’isola passò in mano ai Piemontesi, fino ai Patti Lateranensi del 1929. Alcune descrizioni, insieme alla riflessione storica, sono piene di autentica poesia che fanno gustare maggiormente il testo. |