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Da "DIZIONARIO-GEOGRAFICO-STORICO-STATISTICO-

COMMERCIALE  DEGLI STATI DI S.M. IL RE DI SARDEGNA”

Vol. VIII - Goffredo Casalis

 

(pag. 457)

 

ILLORAI

            ILLORAI, anticamente LORAI, villaggio della Sardegna nella provincia e prefettura di Nuoro.  Or è compreso nel mandamento di Bono, e in altri tempi nel distretto del Goceano entro il regno di Logudoro.

La sua situazione geografica è alla latitudine 40° 21', la longitudine 0° 7’ 50” all'occidente di Cagliari.

Siede a piè dell'ultimo monte della catena del Marghine dentro la valle del Goceano in amenissimo sito tra alcune colline ridondanti d'acqua.  Protetto per la suindicata eminenza dal ponente-libeccio sente gli altri, cui le prossime colline non fanno ostacolo, e più di tutti il levante che predomina nella regione, e vi addensa i vapori che porta dal Tirreno. Il calore è assai forte ne' mesi estivi, tollerabile il freddo nell'inverno, se è fredda l'atmosfera quando il termometro di rado segna lo i gradi di poco superiori allo zero, e trattiensi presso l'ottavo.  L'umidità in certe stagioni e ore è assai molesta e nociva, e altrettanto lo sono le nebbie che con frequenza ingombrano il paese.  L'aria non è certamente ottima, ma non si potrebbe dire malsana, se non accidentalmente, come accade anche sotto il cielo più salubre.

Componesi questo villaggio di circa 262 case distribuite in masse informi da contrade irregolari. Le rovine sparse intorno indicano quanta fosse in altri tempi la grandezza di questa terra.  La tradizione conservò una confusa oscura memoria di lunghe accanite guerre civili che arsero tra gli abitanti, a scemare i quali molto valsero le pestilenze che ne' secoli di mezzo facilmente si appiccavano al popolo sardo e lo diminuivano in tutti i luoghi, e lo annullavano totalmente in altri.  Pare che si debbano riferire a quei tempi feroci le note che poco religiosamente furono scolpite in alcune architravi: INIMICOS EJUS INDUAM CONFUSIONE.  Da molti indizi si può intendere la prosperità di questi popoli ne’ tempi, che precedettero le discordie, le fazioni, e le vicendevoli stragi; e i ventisei molini idraulici per la macinazione de' grani, le cui vestigie son vedute lungo il corso delle acque, ci possono provare che il loro numero era di cinque e più volte maggiore del presente censimento.

In quei tempi era ILLORAI capoluogo del Goceano e residenza del giudice.  Là dove or sorge un moderno palazzetto edificato dal rettore Giuseppe Muredda e poi donato alla parrocchia, quando egli passò al governo della chiesa di Bolotana era la casa della curia, e avea in fronte l'arme di Spagna.

 

POPOLAZIONE

          Sono in questo paese anime 1000, delle quali 490 nel sesso maschile, 510 nel femminile, distribuite in 250 famiglie.  Le risultanze medie sono di annuali nascite 57, morti 26, matrimoni 8.  L'ordinario corso della vita è a 50 anni: le malattie più frequenti le infiammazioni e le perniciose.  Nell’anno 1839 mancava il medico chirurgo e non si avea né  pure un flebotomo.  Dicono sia minor pericolo in questa, che in altra situazione. Non mancavan però le levatrici, ed eran tre; il che fa stupore, perchè generalmente ne' paesi della Sardegna settentrionale restano senza soccorso le partorienti, e siffatto uffizio stimasi così vile, come quello de' beccamorti.

Anticamente era in questo paese una numerosa nobiltà, che fu o spenta nel fervore delle guerre, o costretta nel pericolo a ricoverarsi in luoghi di sicurezza.

 

PROFESSIONI

                Attendono all'agricoltura 225 uomini, alla pastorizia 165, alle arti meccaniche 26.

 

POSSIDENTI

        I proprietari tra grandi e piccoli sono 208, le famiglie possidenti 42.

 

ISTRUZIONE

              Concorrono alla scuola primaria 16 fanciulli.  In tutto il paese saranno circa 50 persone che sappiano leggere e scrivere.

 

TERRITORIO

                   Illorài ha propria una gran regione, confinante con Orotelli, Bolotana, Bonorva, Nughedu, Bono, Benetutti, di maniera che stendesi in gran lunga zona a ponente e a levante con una disuguale latitudine: il che conferma l'opinione dell'antica importanza di questo paese.

      In gran parte questo territorio è montuoso, con vastissimi spazi boscosi, con ottime terre per l'agricoltura.  La parte piana è nel campo, come dicono l'ampia valle del Tirso.

       Nel luogo detto “Coronas” (grotte) superiormente al paese la roccia è calcarea, la quale bruciasi in molte fornaci, e vendesi per le fabbriche del dipartimento.  Trovasi il gesso nel luogo che dicono “Sas Melas” a un miglio nella via al ponte, e lo zolfo presso al ponte e alla chiesa campestre della Madonna delle Nevi nel sito che dicono “Sa Turre”.  Le acque che sorgono intorno sono state sperimentate sudorifere, più che non facciano le bevande mediche che si prescrivono a tal fine.  Non mancano i marmi e tra gli altri trovasi un bardiglio di ottima qualità, del quale sarebbe facilissimo il taglio.

 

SELVE

                   Le montagne di Illorài sono coperte da alberi di alto fusto, tra' quali numerosissimi i ghiandiferi, quercie, elci, soveri, quindi perastri, olivastri, frassini e le specie che volgarmente nominano aèra, surgiaga, sambinzu, olostru, e siberu.  Dall'olostru formano il visco, e dal siberu i cerchi alle botti.  Alle quali dovrebbonsi aggiungere molte altre specie delle più comuni dell'isola.

      Il “Campo” vallone è sparso di consimili piante, e coperto di lentisco.

 

ACQUE

               Le più nobili fonti sono nominate Putiola, Iddoro, lscreti, Abbadigu, Giustali, Ischivadè, Mura de Lunas, Cantaru-Alinos, Frida, Nuerodorgiu, Giannifurca.  Il Cherente prorompe da una abbondante vena, e irriga un'amenissima valle per più miglia sino alle sponde del Tirso.  Funtanamanna abbondantissima di ottime acque, somministra alle famiglie del paese nel cui centro sorge e serve a inaffiar gli orti.

      Scendono dalla montagna alcuni ruscelli appellati Dessomine, Sa Raighina, Sos Pannos.

      Il Tirso traversa la regione piana, ed in questo territorio a distanza d'un'ora dal paese è traversato da un antico ponte, che comunemente denominano d'Illorài, fondato in un luogo pittoresco sopra due grandi rupi con un arco, la cui corda notossi di palmi sardi 55, dal quale al basso letto è quasi altrettanta la profondità.  Se accada straordinaria piena sono due scaricatori a' due capi del medesimo con arco largo palmi 20, alto 25.  E' costrutto con pietre di taglio di color rossigno prese dalla cava di Pabude in territorio e montagna di Bolotana, alla distanza di cinque ore.  La sua lunghezza è di palmi 170.  La prospettiva è bellissima, il disegno lodevole, se non che la sua lunghezza è minor che avria voluto la comodità delle vetture e de' passeggeri; la costruzione solidissima; il lavoro ben eseguito; per tutte le quali considerazioni deve stimarsi migliore degli altri antichi ponti che sono su' fiumi sardi.  Il tempo della sua edificazione non è indicato da nessuna iscrizione; tuttavia citasi una tradizione che lo riferisce a' Giudici d'Arborea, che furono conti del Goceano, e lo si dice compito nel 1400. Stando alla medesima sarebbe questo il ponte, come il castello di Longone, opera della famosa Eleonora di Arborea.

 

AGRICOLTURA

                 Non poche sono le regioni attissime alla produzione de' cereali.  Si seminano annualmente starelli di grano 650, d'orzo 600, di fave 80, e se le piogge primaverili non manchino fruttificano tanto, che il colono sia lieto delle sue fatiche.  Si seminano pure starelli 10 di granone, 20 di fagiuoli e 40 di canape.

      Le viti hanno situazioni molto favorevoli e danno una copiosa vendemmia, dalla quale si potrebbe ottenere un considerevole lucro.

      Le piante ortensi vegetano felicemente nella vallata vicina dove scorrono riunite in un ruscello le acque perenni delle molte fonti che sono nella pendice del vicino monte, E' questo luogo deliziosissimo, dove nell'estate sono belle ombre, e assai opoche quelle de' noci che vi frondeggiano lussuriosamente con molti frutti.

      I fruttiferi sono di molte specie e varietà, e producono copiosamente.  Raccogliesi gran quantità di mandorle e di noci, di pere e pomi soavissimi.  In altro tempo aveansi molti giardini.

 

PASTORIZIA

                        Nell'anno 1839 si numerarono nel bestiame manso buoi 206, capi vaccini 100, cavallini 80, porcini 200; nel bestiame rude vacche 600, cavalle 100, pecore 8000, capre 3000, porci 2500.  I pascoli sono copiosi, epperò fuori il caso di qualche epizoozia crescono i capi e i frutti.  I formaggi sono molto riputati per la bontà.

 

ALVEARI

            Sono questi coltivati con poca diligenza, comecchè sia ottimo il clima.  Non si numerano più di 2500 arnie mal formate, disposte e custodite.

 

SELVAGGIUME

            Se non mancassero i mufloni sarebbero in questo territorio tutte le specie selvatiche che sono nelle regioni più boscose.  Anche tra' volatili che frequentano la contrada riconosce il cacciatore tutte le specie che sono nelle altre parti della Sardegna; e numerosissime quelle più gentili che sono desiderate nelle superbe imbandigioni.

 

COMMERCIO

            Da' prodotti agrarii e pastorali, e tra altri articoli, possono gli illoraini guadagnar annualmente lire nuove 25 mila.

 

RELIGIONE

            Il popolo di Illorài è sotto la giurisdizione del vescovo di Bisarcio, e governasi da un parroco che ha titolo di rettore con l'assistenza di altri due preti.  Apparteneva in altri tempi alla diocesi di Alghero, ed era prebenda dell'arciprete, al quale le decime producevano scudi quattro mila, come si conosce per alcune vecchie scritture.

La chiesa maggiore è sotto l'invocazione di S. Gavino, poco provveduta d'ornamenti e povera di sacri arredi.  Le decine sommano ancora a una considerevole somma, sebbene non diasi quanto dovrebbesi per la consuetudine, e sogliono dare con tutta liberalità i paesani sardi a parrochi pieni di zelo per la loro istruzione religiosa ne' necessarii catechismi e nelle solite spiegazioni del vangelo, pronti a' loro bisogni spirituali, caritatevoli, attenti al loro bene temporale, a mantenere la pace tra le diverse famiglie, e ausiliatori de' meschini.

          Le chiese minori del paese sono l'oratorio di S. Croce e S. Giovanni.  Nella montagna era la chiesa già di S. Andrea, il cui nome restò alla regione, e nel campo presso il ponte è la chiesa della Madonna delle Nevi.

Le feste principali per li santi Giovanni, Antonio, e Nicolò ne' proprii giorni son celebrate con gran concorso di gente da' luoghi vicini.  Nell'anzidetta chiesa del ponte si festeggia due volte.

 

FRATI

          In Illorài furono già i frati agostiniani, e sono tuttora visibili all'estremità dell'abitato verso mezzogiorno le mura del convento e della chiesa, nella quale si è cessato di festeggiare intorno all'anno 1785.

 

ANTICHITA'

          Trovansi molti norachi in questa regione; nella montagna i principali sono, Putiola, Truncoddi, Abbadigu, Serralò, Trida, Erimanzanu, Manuari; nel campo sono i nominati Luca, Sa Mura Pitalis.

 

(pag. 461)

 

 

*Testo riprodotto a cura di G.A.Cossu